Risarcimento per danno pensionistico al lavoratore che paga la rendita vitalizia: quando è possibile ottenerlo

Nel complesso sistema del diritto del lavoro e della previdenza sociale, si stanno affermando con crescente rilevanza giuridica e sociale le questioni legate ai danni pensionistici. Una delle più dibattute riguarda il diritto del lavoratore a ottenere un risarcimento per il cosiddetto “danno pensionistico” nei casi in cui egli, a seguito di un infortunio sul lavoro o di una malattia professionale, riceva dall’INAIL una rendita vitalizia e, nonostante ciò, subisca un pregiudizio economico futuro sulla sua pensione. In questo articolo analizziamo il contesto giuridico di riferimento, i presupposti per il risarcimento e le principali pronunce giurisprudenziali in materia.

Cos’è il danno pensionistico?

Il danno pensionistico è un danno patrimoniale differito, che si manifesta nel momento in cui il lavoratore percepisce una pensione inferiore rispetto a quella che avrebbe maturato se non avesse subito la riduzione della capacità lavorativa. In sostanza, se un infortunio o una malattia professionale compromette in modo permanente la capacità di produrre reddito, questo influisce negativamente sulla contribuzione previdenziale e, di conseguenza, sull’importo della pensione futura. Il danno non si esaurisce dunque nella perdita immediata della capacità lavorativa, ma si estende nel tempo, incidendo sul trattamento pensionistico.

Il ruolo dell’INAIL e la rendita vitalizia

In caso di infortunio o malattia professionale, l’INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro) eroga, a determinate condizioni, una rendita vitalizia a favore del lavoratore infortunato. Tale rendita è commisurata al grado di menomazione permanente e rappresenta un indennizzo per la perdita della capacità lavorativa specifica. Tuttavia, essa non ha natura previdenziale e non sostituisce le contribuzioni mancanti che avrebbero inciso sulla futura pensione del lavoratore. Questo squilibrio apre la strada a un possibile ulteriore risarcimento da parte del datore di lavoro.

Quando è possibile ottenere il risarcimento?

Il risarcimento per danno pensionistico può essere richiesto dal lavoratore qualora l’infortunio o la malattia professionale siano imputabili alla responsabilità civile del datore di lavoro. In altre parole, il lavoratore deve dimostrare che il datore ha violato le norme sulla sicurezza e la prevenzione, e che tale violazione ha causato l’evento lesivo. Se il datore di lavoro è ritenuto responsabile, il lavoratore ha diritto a un risarcimento che copra anche i danni futuri, tra cui rientra il danno pensionistico.

A tal fine, il lavoratore deve dimostrare il nesso causale tra l’evento lesivo e il decremento del trattamento pensionistico, ad esempio tramite consulenze attuariali e documentazione INPS che evidenzino la minore contribuzione. Non è sufficiente, infatti, la mera percezione della rendita vitalizia INAIL: questa non esclude, né compensa integralmente, i danni ulteriori derivanti dalla perdita di chance contributive.

La giurisprudenza a favore del lavoratore

La Corte di Cassazione, con varie sentenze, ha riconosciuto il diritto al risarcimento del danno pensionistico come componente autonoma del danno patrimoniale, anche in presenza della rendita INAIL. In particolare, è stato chiarito che la funzione della rendita è indennitaria e non risarcitoria, il che lascia spazio all’azione civile del lavoratore per ottenere il ristoro integrale del pregiudizio subito. Le pronunce pongono l’accento sull’obbligo del datore di lavoro di tutelare l’integrità fisica e psichica del dipendente, e quindi anche le sue aspettative previdenziali.

Conclusioni

Il risarcimento per danno pensionistico rappresenta un importante strumento di tutela per il lavoratore che, a seguito di un infortunio sul lavoro o di una malattia professionale, subisce un danno economico non solo immediato ma anche futuro, con riflessi significativi sulla propria pensione. Sebbene la rendita vitalizia INAIL costituisca una misura essenziale di protezione, essa non esaurisce il diritto del lavoratore al risarcimento integrale del danno. Il riconoscimento di questo diritto passa tuttavia per la dimostrazione della responsabilità del datore di lavoro e per un’accurata quantificazione del danno subito, anche con l’ausilio di perizie tecniche. Si tratta quindi di un ambito che richiede competenze legali specifiche e che merita maggiore attenzione, sia da parte degli operatori del diritto che dei lavoratori stessi.

Valeria Calafiore
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