
Una recente pronuncia della Corte di Cassazione apre alla possibilità di ridurre l’assegno di mantenimento in favore dei figli o dell’ex coniuge quando il genitore obbligato – nella maggior parte dei casi il padre – dimostra di attraversare una difficoltà economica reale e documentata.
Si tratta di un tema delicato, che tocca migliaia di famiglie italiane, spesso già segnate da separazioni o divorzi e da situazioni di disagio economico. Ma cosa dice la legge? E quali sono i criteri per chiedere la riduzione dell’importo?
Quando è possibile chiedere la riduzione dell’assegno di mantenimento?
L’assegno di mantenimento viene stabilito dal giudice al momento della separazione o del divorzio, in base a una valutazione di redditi, tenore di vita e bisogni dei figli. Tuttavia, la normativa consente di richiedere una modifica dell’importo quando si verificano cambiamenti significativi nelle condizioni economiche di uno dei genitori.
Secondo la recente sentenza, è legittima la richiesta di riduzione se il padre (o il genitore obbligato) dimostra:
- Perdita del lavoro o riduzione significativa del reddito
- Malattia o invalidità che limita la capacità lavorativa
- Nuove spese familiari (es. nascita di altri figli)
- Impossibilità di mantenere lo stesso standard di vita rispetto a quanto previsto inizialmente
Cosa serve per ottenere la riduzione?
Non basta dichiarare di essere in difficoltà: il genitore interessato deve presentare prove concrete della propria situazione economica.
Ad esempio:
- Buste paga, CUD o dichiarazioni fiscali che attestano una riduzione del reddito
- Documenti che provano la perdita dell’occupazione o la chiusura di un’attività
- Certificati medici o invalidità che dimostrino una ridotta capacità lavorativa
Il giudice, valutate tutte le circostanze, può decidere di ridurre l’assegno di mantenimento, garantendo comunque la tutela dei figli.
E i diritti dei figli?
Il principio fondamentale resta quello di assicurare il benessere e le necessità dei figli minorenni o non autosufficienti. La riduzione dell’assegno viene concessa solo se non compromette la possibilità di garantire ai figli un sostegno economico adeguato.
In alcuni casi, se la situazione è grave, il giudice può valutare un contributo ridotto, integrato magari dall’altro genitore, o proporre soluzioni alternative.
Come può aiutarti il CAF
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